Elena D’Angelo

Scrittrice – Autrice

Più che della scena emergente, io mi sento protagonista della scena sommergibile. Un teatro che scende giù, agli abissi, poi riemerge. Un continuo andirivieni alla ricerca del senso ultimo delle cose.

Come molti miei coetanei aspiranti artisti, sono stata folgorata nei primissimi anni Novanta dall’Utopia del teatro, non solo come pratica performativa, ma come scelta di vita etica. A peggiorare questo stato illusorio, hanno contribuito gli studi all’Università La Sapienza, dove per anni, tanti anni, ho prima appreso le mirabili avventure dei grandi uomini del Teatro e ho poi fatto proseliti, insegnando come Dottore di ricerca per la cattedra di Storia del teatro e pedagogie dell’attore. Uno sfacelo. Un progressivo disintegrarsi del senso pratico e della vita reale. Un totale lento naufragio verso la poesia, l’arte, la disoccupazione.

È conducendo questa esistenza ai limiti della schizofrenia che sono riuscita, in questi anni, ad abbracciare la mia vocazione: la scrittura. E così è nato DiVento, esperimento teatrale (progetto Argotmentando, Teatro Argot, 2011/2012), presentato al Festival Inventaria (Teatro dell’Orologio, 2013); Chiamo quando arrivo, monologo per attrice e musica (Teatro porta Portese/Teatro L’aura, 2015); Drammaturgia in corso, performance/evento (Festival Contaminazioni, Teatro dell’Orologio, 2016).

Parallelamente ho collaborato come Dramaturg per alcuni adattamenti teatrali: Romolo il grande, Dürrennmatt, presentato col titolo L’uomo alla coque (Festival Contaminazioni, Teatro dell’Orologio, 2016 – menzione speciale Premio Siae 2016 – regia degli allievi attori dell’ANAD), Katzelmacher, Fassbinder, ( regia Raffaele Bartoli, in scena al prossimo Festival di Spoleto). Presa nel vortice delle numerose attività dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, dove mi Diplomo in Drammaturgia e Sceneggiatura, scrivo il soggetto e la sceneggiatura de L’Ultimo babà, episodio del lungometraggio Fuorisede, diretto da Sergio Rubini. Per la compagnia Habitas, diretta da Niccolò Matcovich, ho scritto Quasi nessuno vuole morire, atto unico su José “Pepe” Mujica, e stiamo ora immaginando come poterlo mettere in scena.

Oggi continuo il mio incessante lavoro di scrittura, pensandolo sempre come un’occasione per dire la mia sui fatti del mondo e della vita.